Ultima Istanza

Ti tutelo innanzi l’autorità giudiziaria quando il processo, in primo e/o secondo grado, è stato compromesso da errori, omissioni, negligenze, cosicché l’appello o il ricorso in Cassazione rappresentano la soluzione legale per correggere una sentenza ingiusta.

Consulenza chiara, assistenza completa

La chance per ribaltare
un esito sfavorevole

Appello
civile

La sentenza o l’ordinanza di primo grado è ingiusta o errata. Ti assisto nella predisposizione dell’appello o del reclamo, tenendo presente che occorre professionalità poiché le impugnazioni, secondo le norme di procedura, non possono essere vaghe ma vanno formulate con chiarezza e precisione.

Ricorso in Cassazione
civile

La Corte di Cassazione, in Italia, è un’istituzione di grande eccellenza. Le sentenze di merito errate o ingiuste non passano il vaglio della suprema corte se il ricorso viene presentato, nei casi previsti dalla legge, in base a motivi ammissibili e circostanziati, con l’esperienza di chi come l’avvocato Gabriele Cianci pratica da decenni il patrocinio innanzi le giurisdizioni superiori.

Appello
penale

Con le riforme degli ultimi anni, in caso di condanna in primo grado, non è più possibile presentare un’impugnazione generica. Ti difendo innanzi le corti d’appello evidenziando tutti i motivi di fatto e di diritto che possono condurre alla pronuncia di assoluzione o proscioglimento.

Ricorso in Cassazione penale

Qui sei di fronte a una condanna che può passare in giudicato e privarti della libertà o pregiudicare seriamente le condizioni di vita. Il ricorso alla suprema corte è l’atto più complesso del codice di procedura penale. Ti tutelo con assoluta professionalità e, se esiste, ti offrirò la possibilità giuridica di rimediare.

Revocazione e revisione di sentenze

Tutte le sentenze sono soggette a revocazione o revisione nei casi specifici previsti dalla legge. Si tratta di interventi in extremis ma non impossibili. Ti assisto anche nelle vicende processuali in cui è proponibile la richiesta di riparazione dell’errore giudiziario.

cianci foto

Quando non ci sono seconde occasioni, occorrono esperienza e competenza per uscire dal labirinto processuale

cianci foto

Con oltre quarant’anni di esperienza nelle aule di giustizia, so quanto sia determinante l’ultima possibilità di difesa. Affrontare un ricorso in Cassazione o una revisione di sentenza significa giocarsi tutto in un’unica mossa. In queste situazioni non c’è margine per errori o superficialità: servono esperienza, metodo e conoscenza approfondita delle dinamiche processuali.

Quando assumo un caso di ultima istanza, analizzo ogni dettaglio, studio le motivazioni della sentenza e individuo i punti critici da ribaltare. Un errore di procedura, un vizio di forma, una prova trascurata: a volte basta questo per riaprire una partita che sembrava chiusa.

Ogni ricorso è una sfida che affronto con rigore e precisione, costruendo una difesa mirata e solida, perché quando tutto si gioca su un’estrema possibilità, non si può lasciare nulla al caso.

LE SOLUZIONI AI TUOI DUBBI

Domande e Risposte

Sì.

L’attività dei giudici è un’attività umana e, quindi, come per tutti, è soggetta a errori, omissioni, sviste, negligenze, ecc..

Ma la legge, e in particolare i codici di procedura, offrono ampie possibilità di correggere l’errore, mediante i mezzi di impugnazione.

Sia nel civile che nel penale, si può presentare appello e poi ricorrere innanzi la corte di cassazione.

In casi particolari, si può chiedere la revisione della sentenza anche già passata in giudicato.

L’errore va assolutamente prevenuto con una seria, diligente e professionale difesa, che esponga con tempestività al giudice tutti gli aspetti di fatto e di diritto favorevoli alla parte.

Infatti, una volta verificatosi, l’errore tende a “trascinarsi” per inerzia e, più decorre il corso del processo, più è difficile correggerlo.

In alcuni casi, l’errore dà luogo a casi di nullità o annullabilità della sentenza, ma tale vizio va tempestivamente eccepito.

In definitiva, è compito dell’avvocato “incanalare” il processo su binari corretti sin dai primi passaggi procedurali.

Sì.

Ma, sia nel civile che nel penale, l’appello è soggetto a requisiti di ammissibilità che possono precludere il riesame di questioni di diritto o di fatto erroneamente decise.

Il ricorso innanzi la corte di cassazione, poi, è sempre possibile ma, a sua volta, è soggetto a una serie di condizioni procedurali che possono rendere anche molto difficile correggere gli errori compiuti nei precedenti gradi di giudizio.

Specialmente per la cassazione, la professionalità dell’avvocato è decisiva, poiché, se il ricorso non è basato su motivi seri e non è formulato “a regola d’arte”, l’impugnazione sarà implacabilmente respinta o dichiarata inammissibile.

Sia nel civile che nel penale, è prevista solo per casi specifici disciplinati dalla legge, in particolare nel caso che emergano nuove prove idonee a “ribaltare” la sentenza già divenuta definitiva.

Si tratta comunque di un procedimento abbastanza complesso, per il quale bisogna affidarsi a un avvocato altamente esperto.

Nel penale, le sentenze vengono eseguite solo quando siano divenute irrevocabili, ovvero quando l’appello sia stato respinto e non sia stato presentato il ricorso per cassazione, oppure quando anche quest’ultimo sia stato rigettato.

Nel civile, la sentenza di primo grado è già esecutiva per legge, tranne alcuni casi particolari, ma è possibile chiedere la sospensione della sua esecutività, tenendo presente che sono previsti termini brevi e che è determinante la rapidità d’azione.

Sia nel penale che nel civile, una sentenza di condanna o di rigetto della propria domanda è un serio segnale di allerta, poiché vuol dire che gli elementi a carico sono effettivamente circostanziati oppure che, appunto, il giudice di prima istanza è incorso in errori giuridici o di fatto.

Ma occorre non “adagiarsi” sulla precedente difesa svolta in primo grado ed è opportuno chiedere un parere (“second opinion”) ad un avvocato esperto.

Infatti, se l’appello e il ricorso in cassazione non sono seriamente motivati, la soccombenza in primo grado rimarrà tale e sarà pressoché impossibile rimediare.

Nel penale, c’è sempre la possibilità di far valere erronee interpretazioni della legge e, quindi, in linea di principio, è sempre suggeribile esperire tutti i gradi di giudizio anche perché potrebbero sopraggiungere modifiche legislative ovvero potrebbe maturare la prescrizione.

Nel civile, invece, l’appello o il ricorso in cassazione deve essere fondato, poiché, altrimenti, si aggrava solo il carico delle spese legali, senza alcuna prospettiva di utilità pratica.

In ogni caso, i procedimenti di impugnazione sono materia per avvocati qualificati ed esperti.

Nel penale, una condanna definitiva può significare la reclusione e, in pratica, la distruzione dell’esistenza.

Nel civile, una condanna definitiva può compromettere il patrimonio e anche le condizioni di vita.

E’ pertanto decisiva la scelta di un buon avvocato e, per questo, è sempre valido e attuale il monito di un grande della letteratura italiana, ossia:

<<Renzo fece un grande inchino: il dottore l’accolse umanamente, con un – venite, figliuolo, – e lo fece entrar con sé nello studio.

Era questo uno stanzone, su tre pareti del quale eran distribuiti i ritratti de’ dodici Cesari; la quarta, coperta da un grande scaffale di libri vecchi e polverosi: nel mezzo, una tavola gremita d’allegazioni, di suppliche, di libelli, di gride, con tre o quattro seggiole all’intorno, e da una parte un seggiolone a braccioli, con una spalliera alta e quadrata, terminata agli angoli da due ornamenti di legno, che s’alzavano a foggia di corna, coperta di vacchetta, con grosse borchie, alcune delle quali, cadute da gran tempo, lasciavano in libertà gli angoli della copertura, che s’accartocciava qua e là.

Il dottore era in veste da camera, cioè coperto d’una toga ormai consunta, che gli aveva servito, molt’anni addietro, per perorare, ne’ giorni d’apparato, quando andava a Milano, per qualche causa d’importanza.

Chiuse l’uscio, e fece animo al giovine, con queste parole: – figliuolo, ditemi il vostro caso…>>.

Alessandro Manzoni,

I Promessi Sposi,

visita di Renzo all’avvocato Azzeccagarbugli, capitolo III.